Giulio di Alessandro de' Medici
Giulio de' Medici | |
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Nascita | Prato, 1527 o 1532 |
Morte | Pisa, 25 marzo 1598 |
Luogo di sepoltura | Chiesa di San Frediano, Pisa |
Religione | cattolica |
Dati militari | |
Paese servito | Granducato di Toscana |
Forza armata | Marina |
Corpo | Ordine dei cavalieri di Santo Stefano |
Grado | Ammiraglio |
Campagne | Assedio di Malta (in difesa di Malta) |
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Giulio de' Medici (Prato, 1527 o 1532 – Pisa, 25 marzo 1598) è stato un ambasciatore e ammiraglio italiano, figlio illegittimo di Alessandro de' Medici e di una suora[senza fonte].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Non è chiaro se la sua nascita risalga al 1527 o al 1532. Il padre, il duca Alessandro de' Medici, morì nel 1537 quando egli era appena un bambino e fu affidato alle cure di Alessandro Vitelli e del cardinale Innocenzo Cybo. A tre anni venne escluso da qualsiasi ipotesi di successione in favore di Cosimo I de' Medici, che all'epoca aveva diciassette anni. Vi erano dei pregiudizi troppo forti su Giulio infatti: figlio illegittimo di un figlio illegittimo, quale Alessandro, troppo piccolo (si sarebbe comunque aperto il problema della reggenza) e dopo la pessima condotta politica del padre si preferì cercare qualcuno altrove a succedergli come duca di Firenze.
Dopo aver scoperto che i tutori allevavano Giulio come futuro pretendente al Ducato fiorentino, Cosimo decise di prendere sotto la sua diretta protezione il fanciullo, tenendo sempre sott'occhio questo scomodo, lontano cugino, almeno fin quando non ottenne dall'imperatore Carlo V la dichiarazione di esclusione di tutti gli altri rami della famiglia Medici, come borghesi o non capaci, comprendendo anche tutti i rami per via femminile.
Quando fu chiaro che il giovane Giulio riconosceva l'autorità di Cosimo, egli lo nominò primo cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano (dal 30 marzo 1562[1]), fondato dal granduca per combattere i pirati e i Mori nel mar Mediterraneo. In qualità di primo Ammiraglio comandante la flotta dell'Ordine (dal 1563 al 1566), venne inviato ad aiutare i Cavalieri Ospitalieri durante l'Assedio di Malta (1565).
Ricoprì anche il ruolo di ambasciatore: a Mantova nel 1565, a Roma nel 1571, quando accompagnò Cosimo all'incoronazione come granduca, e di nuovo nel 1573.
Si sposò con Angelica Malaspina ed ebbe una figlia, Caterina (m. 1634), monaca benedettina nel monastero delle Murate di Firenze.
Ebbe inoltre due figli illegittimi: Cosimo, a sua volta Cavaliere di Santo Stefano, e Giuliano. Fu sepolto nella chiesa di San Frediano a Pisa, che apparteneva ai cavalieri.
Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Giuliano de' Medici | Piero de' Medici | ||||||||||||
Lucrezia Tornabuoni | |||||||||||||
Papa Clemente VII | |||||||||||||
Fioretta Gorini | Antonio Gorini | ||||||||||||
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Alessandro de' Medici | |||||||||||||
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… | |||||||||||||
Simonetta da Collevecchio | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Giulio de' Medici | |||||||||||||
Giacomo I Malaspina | Antonio Alberico I Malaspina | ||||||||||||
Giovanna Malaspina | |||||||||||||
Antonio Alberico II Malaspina | |||||||||||||
Taddea Pico della Mirandola | Francesco III Pico della Mirandola | ||||||||||||
Pietra Pio | |||||||||||||
Taddea Malaspina | |||||||||||||
Sigismondo d'Este | Niccolò III d'Este | ||||||||||||
Ricciarda di Saluzzo | |||||||||||||
Lucrezia d'Este | |||||||||||||
Pizzocara | … | ||||||||||||
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Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze toscane
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fulvio Fontana, I Pregj della Toscana nell'Imprese più segnalate de' Cavalieri di Santo Stefano, Firenze MDCCI
- Daniela Stiaffini, Giulio di Alessandro: un Medici a Pisa, Pisa, Edizioni ETS, 2015
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio di Alessandro de' Medici
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Fonte: Archivio online di documenti sulla famiglia Medici, su documents.medici.org. URL consultato il 17 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2009).